Yves Saint Laurent SS '25 e la mitologia dei pantaloni per le donne

di Caterina Corbetta

Che le donne apprezzino prendere in prestito camicie e pantaloni dai guardaroba maschili, non è più una novità da molto tempo. Eppure, la nuova collezione SS di Yves Saint Laurent lo stesso appare nuova ed edgy, proponendo una donna indipendente che ancora oggi non è fuori dalla narrativa quotidiana. 
Nonostante ormai le donne abbiano abbandonato la gonna come indumento go-to di ogni giorno e preferiscano sfoggiarla solo in occasione più formali, i completi oversize doppiopetto e cravatta proposti da Anthony Vaccarello ancora riescono ad emozionarci ed apparire nuovi, nuovissimi.
La figura dello Yuppie anni '80, anche se forse oggi la si osserva giusto con un po' di romantica nostalgia, che conquistava il mondo con spalle oversize, gonne a tubo a cappotti di pelle, è in realtà più attuale che mai, nella moda così come in ogni ambiente corporate che non sempre valorizza le donne.
Ma da quando la power-suit è diventato un simbolo anche per le donne?

Già alla fine dell'ottocento c'erano stati dei tentativi di emancipare la donna dal suo abbigliamento, come quello di Amelia Bloomer, che propone una gonna ampia al ginocchio sovrapposta a pantaloni alla turca che coprono le gambe fino alla caviglia. Tuttavia, tale abbigliamento ebbe poco seguito in quanto considerato sconveniente. L'utilizzo dei pantaloni non rappresenta soltanto l'ennesima estrosità femminile, ma una vera e propria sfida, visto che da secoli erano considerati il simbolo dell'identità maschile per eccellenza. In Italia, nel 1911 cominciò a comparire la gonna pantalone o jupe-culotte, e dalle cronache emerge come la risposta delle masse fu parecchio ostile (addirittura a Milano e a Torino talune donne sospettate di indossare i pantaloni dovettero essere salvate dal linciaggio della folla), mentre i quotidiani si affannavano nel pubblicare articoli che sottolineassero l'inutilità e l'insensatezza dei “pantaloni femminili”.

Ma come è possibile un boicottaggio tanto aggressivo di quello che, in fondo, è soltanto un capo d'abbigliamento?

Per questo i pantaloni indossati dalle donne erano, con il loro simbolismo, un potente attacco alla tradizionale divisione dei ruoli all'interno della società, basti soltanto pensare al proverbio “chi porta i pantaloni in casa”, che di certo non lascia dubbi al legame di tale indumento con il potere.

A partire dagli anni '30 del '900, però, l'interesse delle donne per i pantaloni si fa sempre più evidente, ed molte tra le dive di Hollywood ne diventano sostenitrici, prime fra tutte Catherine Hepburn e Marlene Dietrich, che addirittura viene minacciata di essere bandita dagli studios se non avesse smesso di indossarli in pubblico.


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